«I miei genitori si sono separati poco dopo la mia nascita. Mia madre si è risposata, mentre mio padre è morto poco dopo di tubercolosi. Una sorella di mio padre mi ha preso con sé, ma era povera e aveva molte difficoltà a mantenermi. Alla fine non è rimasto più nessuno della mia famiglia a prendersi cura di me. Così alcuni parenti hanno deciso di portarmi nel villaggio dei bambini SOS di Surkhet, un luogo che a posteriori definirei come la mia prima vera casa. La mia madre SOS e gli altri bambini si sono dimostrati amorevoli, pazienti e gentili con me. Insomma, mi hanno dato tutte quelle cose di cui un bambino ha bisogno. Ho trovato amici e ho scoperto la mia passione per il calcio. Questa sicurezza affettiva non solo mi rendeva felice, ma mi ha anche motivato a impegnarmi a scuola. Nel 1997 ho sostenuto e superato l’esame finale con i voti migliori dell’intero distretto.